Io penso che l'adulto per discernere le mete educative che siano d'aiuto al bambino, dovrà osservare il rapporto che il bambino ha con gli oggetti,soggetti analizzando le abilità emergenti con quelle incerte.Per prima cosa serve analizzare il bambino per capire i suoi specifici problemi d'apprendimento. A volte, non è possibile capire le ragioni del perchè un bambino ha difficoltà con un particolare compito oppure obiettivo.In questo caso occorre studiare una vera e proria sperimentazione, basata sulla prova attraverso l'errore, allo scopo di condurre forse ad un'esatta interazione didattica. Il genitore e/o insegnante non deve aver paura di sperimentare diverse idee variando gli obiettivi. Il bambino non sarà danneggiato da tale sperimentazione se le risposte saranno osservate e se il genitore-insegnante modificherà le strategie rilevatesi improduttive
ciao..io sono un educatrice e ti spiego....avere un rapporto con un bambino0 autistico è una delle cose piu difficili da creare perke ha con se una scia di variabili molto accentuate...la prima cosa da fare è dargli fiducia..quello per me è l essenziale..poi ovviamente dipende dall entità del disturbo...cioè è difficile da trattare e noniostante ci sono studi oramai testati la vera causa e soluzione è ancora discussa
credo che bisogna innanzitutto predisporsi positivamente nei confronti del bambino e analizzare quali siano i suoi problemi specifici per poter utilizzare al meglio gli strumenti che consentono la comunicazione e la condivisione.
Sicuramente la "predisposizione positiva" è il primo passo necessario..e poi l'osservazione è fondamentale per capire qual'è il secondo passo che si può o non si può fare!
Secondo la mia modesta esperienza oltre le cose già sopra riportate è importante proprio a livello pratico fare attenzione al contatto fisico e visivo: è assolutamente da evitare cercare di toccare o prendere pe mano il soggetto, parlargli con troppa insistenza o cercare in continuazione il suo sguardo; sarà lui infatti ad osservarti senza voler essere osservato, come se lui non esistesse. Il bambino autistico è chiuso nel suo mondo e non va assolutamente invaso è per questo infatti che ha un atteggiamento sfuggente, che "teme" ed evita il contatto visivo. Ciò però non significa non creare nessun legame o contatto con il bambino, ma solo stare attenti a rispettare i suoi tempi. Altra cosa fondamentale è non promettere regali o altro che non si possa rispettare perché il bambino autistico è chiuso nel proprio mondo, ma si ricorda perfettamente alcune cose(come a volte le spiccate doti di memorizzazione di numeri) ,soprattutto se gli fanno comodo in prima persona. Spero di essere d'aiuto!
Io penso che l'adulto per discernere le mete educative che siano d'aiuto al bambino, dovrà osservare il rapporto che il bambino ha con gli oggetti,soggetti analizzando le abilità emergenti con quelle incerte.Per prima cosa serve analizzare il bambino per capire i suoi specifici problemi d'apprendimento. A volte, non è possibile capire le ragioni del perchè un bambino ha difficoltà con un particolare compito oppure obiettivo.In questo caso occorre studiare una vera e proria sperimentazione, basata sulla prova attraverso l'errore, allo scopo di condurre forse ad un'esatta interazione didattica. Il genitore e/o insegnante non deve aver paura di sperimentare diverse idee variando gli obiettivi. Il bambino non sarà danneggiato da tale sperimentazione se le risposte saranno osservate e se il genitore-insegnante modificherà le strategie rilevatesi improduttive
RispondiEliminaciao..io sono un educatrice e ti spiego....avere un rapporto con un bambino0 autistico è una delle cose piu difficili da creare perke ha con se una scia di variabili molto accentuate...la prima cosa da fare è dargli fiducia..quello per me è l essenziale..poi ovviamente dipende dall entità del disturbo...cioè è difficile da trattare e noniostante ci sono studi oramai testati la vera causa e soluzione è ancora discussa
RispondiEliminacredo che bisogna innanzitutto predisporsi positivamente nei confronti del bambino e analizzare quali siano i suoi problemi specifici per poter utilizzare al meglio gli strumenti che consentono la comunicazione e la condivisione.
RispondiEliminaSicuramente la "predisposizione positiva" è il primo passo necessario..e poi l'osservazione è fondamentale per capire qual'è il secondo passo che si può o non si può fare!
RispondiEliminascusate, ma come si puo ottenere questa predisposizione positiva, posso ricevere per favore qualche consiglio pratico da chi ha esperienza, grazie
EliminaSecondo la mia modesta esperienza oltre le cose già sopra riportate è importante proprio a livello pratico fare attenzione al contatto fisico e visivo: è assolutamente da evitare cercare di toccare o prendere pe mano il soggetto, parlargli con troppa insistenza o cercare in continuazione il suo sguardo; sarà lui infatti ad osservarti senza voler essere osservato, come se lui non esistesse. Il bambino autistico è chiuso nel suo mondo e non va assolutamente invaso è per questo infatti che ha un atteggiamento sfuggente, che "teme" ed evita il contatto visivo.
RispondiEliminaCiò però non significa non creare nessun legame o contatto con il bambino, ma solo stare attenti a rispettare i suoi tempi.
Altra cosa fondamentale è non promettere regali o altro che non si possa rispettare perché il bambino autistico è chiuso nel proprio mondo, ma si ricorda perfettamente alcune cose(come a volte le spiccate doti di memorizzazione di numeri) ,soprattutto se gli fanno comodo in prima persona.
Spero di essere d'aiuto!