mercoledì 15 giugno 2011

Il gioco come strumento diagnostico della disabilità. Tutti possono giocare!


Nei primi mesi di vita non è sempre facile capire le disabilità cognitive,motorie e relazionali del bambino.
Le prime diagnosi che vengono effettuate avvengono a solo pochi anni di sviluppo conseguentemente a difficoltà riscontrate dai genitori durante i giochi con il loro bambino.
Sono proprio i genitori inizialmente a riscontrare difficoltà da parte del bambino nel relazionarsi con la quotidianità, soprattutto nei momenti di gioco. L’osservazione dell’attività ludica risulta un prezioso strumento diagnostico con i bambini al di sotto dei 6 anni.
L’educatore può ricoprire un ruolo chiave nella diagnosi grazie alla sua possibilità di “osservare” attraverso il gioco: inizialmente può lasciare il bambino libero di giocare e di familiarizzare con il nuovo ambiente,attraverso l’esplorazione degli spazi e dei giochi presenti nel setting fisico, e proponendo
così al bambino oggetti e materiali particolari, che possono permettere l’elaborazione di un gioco maggiormente strutturato e l’eventuale produzione di una narrazione che accompagni ed arricchisca l’attività ludica.
L’osservazione del gioco deve essere caratterizzata da una posizione “attiva e partecipe” da parte dell’osservatore,che non si limiti alla registrazione degli eventi e delle azioni compiute dal bambino,ma bensì si ”immerga” nel gioco rispettando il concetto di esperienza di “gioco condiviso” proposto da Winnicott nel rapporto di tipo clinico e terapeutico. In questo modo l’osservazione dell’attività ludica s’inserisce nella tipologia di osservazione partecipe,apportando degli elementi relazionali e di collaborazione che potrebbero rivelarsi fondamentali per il raggiungimento di un quadrodiagnostico completo del bambino osservato.


Nessun commento:

Posta un commento